La rieducazione posturale
L’ esercizio prima considerato meccanicistico, periferico, automatico, è reso adesso più cosciente, integro, controllato e mira ad un educazione neuromuscolare capace di correggere e perfezionare lo schema corporeo del soggetto nella consapevolezza che “le immagini posturali soggettive creano delle reazioni posturali a livello inconscio” (Scherrer). L’esercizio anche se analiticamente applicato deve approdare al concetto di globalità dell’atto correttivo che comprende l’aspetto neuromuscolare, anatomico –funzionale e fisico”. L’educazione motoria preventiva e compensativa non si pone l’obiettivo di andare a correggere deformità già strutturate, ma quello di creare, attraverso un adeguato progetto chinesiologico, una migliore coordinazione neuromuscolare, i cui benefici nel tempo saranno quelli di un rafforzamento dei muscoli andati incontro ad adattamenti funzionali errati, nonché un migliore benessere generale dell’individuo.
L’obiettivo non è correggere ma informare…
Scartata l’ipotesi patogenetica essenzialmente muscolare, nel convincimento e nel rispetto del principio che l’alterazione posturale è l’espressione di un mancato o imperfetto adattamento, concepisce e attua l’intervento modificatore su basi afferenziali; non mortifica l’azione correttiva mantenendola a livello di una dialettica pressoché anonima di esclusiva natura meccanica, perché non si pone lo scopo esclusivo di tonificare settorialmente masse muscolari ipotrofiche, ma cerca di operare un’azione di ricostruzione di schemi posturali errati.
Alla luce delle recenti acquisizioni scientifiche la maggior parte delle alterazioni morfologiche dell’età evolutiva si vogliono non conseguenti a carenza o debolezza di gruppi muscolari interessati, ma dipendenti da acquisizione di schemi motori errati, fissati nel SNC, cui consegue una mancata strutturazione dei meccanismi di controllo neuromuscolare.
Rieducare lo schema corporeo
Lo schema corporeo, o immagine corporea, non è una struttura innata e preformata, non è un’immagine fissa e statica, ma al contrario è una struttura dinamica, in continuo divenire, dipendente dalla maturazione del sistema nervoso, dai vissuti psico-emotivi, dal livello di percezione senso-motoria e dai processi resi possibili dall’esperienza e dall’apprendimento motorio e posturale. Su questo punto Schilder è chiaro: “l’immagine del corpo da un punto di vista fisiologico non è un fenomeno statico. La si acquista, la si costruisce, ed essa trae la sua struttura da un continuo contatto col mondo. Non è una struttura, ma una strutturalizzazione in cui si verificano continui cambiamenti, e tutti questi cambiamenti sono in rapporto con la mobilità e le azioni del mondo esterno”.
La strutturazione e l’evoluzione dello schema corporeo avviene attraverso le esperienze di movimento fin dalla nascita. Più saranno varie e numerose le esperienze di motricità del bambino tanto più sarà stimolata la strutturazione corretta del suo schema corporeo durante lo sviluppo. Ciò non è affatto secondario: gran parte dei disordini posturali che si manifestano in età infantile e adolescenziale, i cosiddetti atteggiamenti viziati, nascono proprio da una mancata strutturazione dello schema corporeo. Specie in età puberale, come conseguenza dei profondi e accelerati cambiamenti psicosomatici, il ragazzo manca di un’adeguata conoscenza e controllo del proprio corpo, ciò ne altera sia la statica (con l’assunzione di atteggiamenti posturali scorretti) che la dinamica (goffaggine o mancanza di coordinazione).
Talvolta questi atteggiamenti viziati possono rappresentare l’humus d’insorgenza di deficit della postura a carattere evolutivo nella fase adulta che tenderanno col tempo a peggiorare o stabilizzarsi. La rieducazione posturale, o come si suole dire la correzione (termine improprio a parere di chi scrive), per essere realmente efficace, dovrebbe essere ricercata prima o durante questa età. Una volta raggiunta l’età di maturazione scheletrica, le possibilità di successo attraverso l’intervento posturale diverranno assai più complesse ma non impossibili; non solo perché le strutture “efferenti” della postura (ossa, muscoli e articolazioni) divengono progressivamente più rigide ma soprattutto perché gli schemi mentali legati alla postura e al movimento sono ormai ben strutturati e meno plastici, ciò non vuol dire siano ormai fissi ed immutabili. La postura oltre ad essere una forma di adattamento è anche una forma di abitudine. Sappiamo bene che più tempo siamo abituati a fare una cosa e meno siamo disposti a cambiarla.
Del resto il limitarsi a correzioni esterne, come chi pensa che per rieducare una postura basti allungare un muscolo o rafforzarne un altro o limitarsi all’intervento passivo dell’ortesiologia correttiva, mostrerà nel tempo la sua inefficacia (vedi anche articolo su Il piede cieco: l’utilizzo improprio dei plantari). Non può esistere correzione posturale su queste basi: la madre che rimprovera il bambino seduto a tavola urlandogli “stai dritto !!!” non ha mai ottenuto grandi risultati; infatti poco dopo il bambino adotterà nuovamente la sua caratteristica strategia posturale. Lo stesso ovviamente vale per le alterazioni posturali tipiche del piede sia in statica che dinamica, “cammina bene” non può essere un valido approccio terapeutico se non coadiuvato da una serie di esercizi e rieducazione posturale che intervengano attivamente.
A tal proposito Scoppa afferma: “Il paziente deve essere messo in condizione di sviluppare un apprendimento motorio e posturale, confrontando sensazioni, posizioni, strategie motorie vecchie con le nuove, prendendo coscienza di tutto ciò onde stabilire nuovi punti di riferimento posturali sui quali rielaborare lo schema corporeo”. “…La coscientizzazione, l’elaborazione, l’accettazione del cambiamento non sono dettagli secondari alla rieducazione posturale: non stiamo manipolando una macchina o un computer, stiamo inducendo delle modificazioni neuropsicomotorie e posturali a scopo terapeutico in un corpo vivente, vissuto, cioè propriamente umano. Il cambiamento della postura deve essere vissuto e non subito dal soggetto. Tale cambiamento implica una rielaborazione dello schema corporeo e dell’immagine di sé, con tutte le implicazioni annesse e connesse, da quelle neurofisiologiche a quelle psicoemotive a quelle sensomotorie”.
Specialista in Podologia, Posturologia, Chinesiologia
Iscritto N. 1 all’Ordine professionale dei Podologi della Provincia di Enna
Bibliografia
Marino F., 2012, Postura e attività motoria – Studio di casi con Baropodometria computerizzata, Aracne editrice.
Marino F., 2020, PodoPosturale – Valutazione e trattamento, NonSoloFitness editrice.
Merleau-Ponty M., 1965, La fenomenologia della percezione, Il Saggiatore, Milano.
LE BOULCH J, Educare con movimento. Armando Ed., Roma, 1982. LHERMITTE J.,
SCHILDER P., The image and appearance of the human body,New York, 1935; trad. it.: Immag
LE BOULCH J., Verso una scienza del movimento umano. Armando Ed., Roma, 1975
Tribastone, P. Tribastone, Compendio di educazione motoria preventiva e compensativa, Società Stampa Sportiva, Roma