La spina calcaneare è un osteofita, ovvero uno sperone osseo simile ad un artiglio che si sviluppa nella parte posteriore o inferiore del calcagno. Paradossalmente la spina calcaneare potrebbe essere paragonata ad una sorta di callo osseo, ovvero ad un fenomeno di neo apposizione ossea, innescato da processi erosivi e irritativi a carico dell’osso su cui compare l’anomalia. Così come i calli cutanei si manifestano in zone della pelle soggette ad iperpressione, così la spina calcaneare si innesca allorquando avvengano fenomeni erosivi e irritativi dal carattere cronico. Fra i fattori di rischio a maggiore incidenza vi sono lo stare molte ore in piedi, correre su superfici troppo dure, utilizzare in maniera continuativa calzature inopportune. Soggetti obesi, con piede piatto o cavo ed in età avanzata hanno una maggiore predisposizione allo sviluppo della patologia. Il dolore, talvolta lancinante, si manifesta clinicamente alla pressione sul tallone e irradiato alla fascia plantare. La radiografia potrà confermare quanto evidenziato dalla clinica. Non sempre il dolore è proporzionale alla grandezza della spina, quanto invece risultano sollecitate le terminazioni nervose nocicettive ed il residuo funzionale della fascia plantare.
Il dolore generalmente si esacerba con attività in carico e stazione eretta e diviene a volte insopportabile durante la deambulazione, tendenzialmente scompare fuori carico. Nei casi meno gravi il dolore compare esclusivamente la mattina per poi passare durante la giornata.
All’indagine clinica la semplice palpazione e pressione sull’area interessata determinerà l’accentuarsi del dolore che potrà prolungarsi dal tallone fino alla fascia plantare. La radiografia integrerà l’esame clinico evidenziando una protuberanza più o meno accentuata proprio in corrispondenza del calcagno, e a volte una area chiara in corrispondenza del legamento longitudinale sintomo di una sofferenza e un iniziale calcificazione del legamento.
La fisioterapia può prevedere utilizzo di onde d’urto, laserterapia, tecarterapia, mobilizzazione manuale e stretching. Seppur necessaria rischia di risultare inefficace allorquando non vengano rimosse le cause che hanno portato alla formazione irritativa. Un attento studio da parte del podologo è necessario affinché si indirizzi il paziente al corretto utilizzo delle calzature. Una ripartizione dei carichi pressori con l’utilizzo di una calzatura con tacco (anche una sneaker a pianta larga ma con tallone rialzato) può essere d’aiuto. Ritengo fondamentale una valutazione posturale che indaghi le possibili cause dell’eccesso di pressione calcaneare, a supporto può essere utile un esame baropodometrico.
Ortesi plantari su misura con un adeguato scarico calcaneare danno generalmente fin da subito sollievo al paziente e dovrebbe essere sempre affiancate al trattamento fisioterapico. Il paziente dovrà essere progressivamente guidato ed educato nella corretta gestione della patologia, dall’utilizzo corretto delle calzature e dei plantari fino al limitare le attività maggiormente predisponenti alla formazione e irritazione della spina calcaneare.