Psicomotricità e Postura
La psicomotricità nasce in Francia e da lì si estende in tutta Europa. Affronta gli aspetti che caratterizzano la personalità dell’individuo nel suo continuo farsi rapporto con l’ambiente dinamico circostante. Si propone come critica ai modelli tradizionali di ginnastica, meccanicistica e finalizzata esclusivamente alla prestazione, e propone un modello educativo nel quale corpo e psiche, movimento e pensiero si integrano a vicenda. Particolare importanza assumono in essa i concetti di schema corporeo ed immagine corporea.
Lo schema corporeo
Secondo Jean le Bouch «lo schema del corpo può essere considerato come un’intuizione di insieme o una conoscenza immediata che si ha del proprio corpo sia in posizione statica che in movimento, in rapporto alle diverse parti tra loro, e soprattutto nei rapporti con lo spazio e gli oggetti che lo circondano». L’assunto di base è che il pensiero umano si strutturi a partire dall’elaborazione degli stimoli (tattili, propriocettivi, visivi, uditivi, ecc.) che il bambino percepisce nelle prime fasi di vita. Da questi stimoli comincia a costruirsi il pensiero e l’organizzazione di tutte quelle funzioni mentali che comunemente chiamiamo Io corporeo o Identità corporea.
Jean Piaget
Questi concetti erano chiari già a Piaget: «per lo psicologo ginevrino, l’adattamento all’ambiente costituisce un processo di conoscenza controllato da organizzazioni mentali (schemi) che gli individui usano per rappresentare il mondo e programmare le loro azioni. L’adattamento, guidato da percorsi biologici, consiste nel percorso necessario per raggiungere un equilibrio tra gli schemi mentali e l’ambiente esterno». L’attività motoria, insieme con quella sensoriale, contribuisce così non solo allo sviluppo motorio ma anche a quello intellettivo, emozionale, relazionale nelle età successive. Il funzionamento del bambino deve essere valutato nella sua globalità e nel suo continuo rapportarsi con l’ambiente circostante. L’obiettivo che si persegue non è l’autonomia motoria, ma quella psicomotoria. Il movimento non deve essere il fine quanto il mezzo per armonizzare lo sviluppo della persona. Non guarda quindi al disturbo motorio in sé, ma al significato che questo assume per la persona, come espressione del suo mondo cognitivo, affettivo–emotivo e relazionale.
Autismo e psicomotricità
La psicomotricità ha lo scopo, attraverso l’esperienza e il vissuto corporeo di contribuire alla stabilizzazione della personalità del bambino e di raggiungere un miglioramento della stima di sé e della fiducia in se stessi. Si indirizza a tutti quei bambini che presentano disturbi dello schema corporeo, difficoltà del controllo del movimento e del comportamento, dell’organizzazione spazio–temporale, disturbi specifici dell’apprendimento. «La capacità di riconoscimento e il conseguente riequilibrio del corpo e del suo movimento passano dunque attraverso la presa di coscienza, intesa come quella facoltà che consiste nel rappresentare a livello mentale l’azione che si sta eseguendo.
Dott. Fabio Marino
Specialista in Podologia, Posturologia, Chinesiologia
Iscritto N. 1 all’Ordine professionale dei Podologi della Provincia di Enna
Riferimenti bibliografici
- Le Bouch, Educare con il movimento, Armando, Roma.
- Pignato, Variabili del processo apprenditivo e problematiche formative, Liguori, Napoli